Home » Moda » Schiaparelli Haute Couture Autunno/Inverno 2025/26: Roseberry rilegge il passato con i codici della sartoria contemporanea

Schiaparelli Haute Couture Autunno/Inverno 2025/26: Roseberry rilegge il passato con i codici della sartoria contemporanea

Schiaparelli Haute Couture Autunno/Inverno 2025/26: Roseberry rilegge il passato con i codici della sartoria contemporanea
Lettura: 4 minuti

Haute Couture 2025/26 di Schiaparelli, una sfilata che guarda al passato per scrivere il futuro


Nel cuore della calda estate parigina, quando la Ville Lumière si trasforma nel centro nevralgico della creatività sartoriale, Daniel Roseberry ha aperto ufficialmente la Settimana dell’Alta Moda con una collezione firmata Schiaparelli che non è solo una sfilata, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti. Un omaggio potente al passato questo ma al contempo un atto di fede verso il futuro. Una collezione che indaga il rapporto tra eredità e visione, e che, senza concessioni estetiche superflue, ridefinisce l’identità della Maison con precisione maniacale. A seguire tutti i dettagli della sfilata…

Schiaparelli Haute Couture 2025/26: il passato come punto di partenza, non come nostalgia

L’ispirazione è chiara e carica di significato: il giorno in cui, nel giugno del 1940, Elsa Schiaparelli lasciò Parigi per imbarcarsi su una nave diretta a New York. Un addio forzato ma carico di dignità, nel mezzo di un’Europa stravolta dalla guerra. Quello fu il tramonto di un’epoca irripetibile, segnata dal genio creativo di donne che avevano rivoluzionato la moda non solo come forma, ma come concetto. Accanto a Coco Chanel, che liberò il corpo femminile dal rigore del corsetto, Schiaparelli fu colei che osò chiedersi se un abito potesse essere qualcosa di più: un atto d’arte, un manifesto visivo, un dialogo con il Surrealismo.

Daniel Roseberry, dal suo arrivo alla guida creativa della Maison nel 2019, ha costruito collezione dopo collezione un linguaggio che parla all’eredità di Elsa con lucidità, senza però piegarsi alla nostalgia. E con questa nuova collezione, intitolata Back to the Future, affina il suo gesto creativo: capovolge l’archivio e lo rende proiettato in avanti. Il risultato? Una collezione couture densa di significato, priva di orpelli, essenziale nella sua teatralità.

La sfilata di Schiaparelli porta in scena un’elegante decadenza

Ad aprire la sfilata, tenutasi nel suggestivo Musée des Arts Décoratifs di Parigi, è stato il silenzio. Un silenzio scelto, quasi a voler mettere in pausa il brusio dell’estetica urlata a favore di una moda che pretende attenzione e rispetto. In passerella, le silhouette sono rigorose, scultoree ma mai fredde. Il corsetto, cifra iconica dell’archivio Schiaparelli, scompare del tutto. Al suo posto, linee che modellano la figura con una nuova visione della femminilità: fianchi accennati, vita sottolineata, ma nulla che costringa. È una couture che accarezza, mai che imprigiona. La palette è ridotta all’osso: nero, bianco e rosso, usati con intelligenza chirurgica. Ogni look è una variazione sul tema della sottrazione. I colori non sono più protagonisti, ma strumenti per valorizzare volumi, texture, lucentezze metalliche, tagli netti e precisi. Sparisce anche ogni tentazione decorativa gratuita: i dettagli sono funzionali, mai decorativi. L’effetto è uno solo: pura autorevolezza estetica!

Archivi e metamorfosi: i codici della Maison sotto una nuova luce

I riferimenti all’heritage della Maison ci sono eccome, ma mai pedissequi. L’emblematico buco della serratura, elemento surrealista per eccellenza, non è semplicemente riproposto, ma rielaborato in ceramica fatta a mano, nascosto nei drappeggi, quasi accennato. È un simbolo che da decorazione diventa significato: uno sguardo su ciò che non si vede, un invito a cogliere il messaggio dietro la forma. Un altro esempio di raffinata reinterpretazione stilistica è la giacca Elsa. Qui Roseberry la riporta alla sua essenza: spalle marcate, taglio maschile e tessuto in lana compatta, ma costruita con una leggerezza che la rende quasi architettonica. I tailleur da sera sfidano la tradizione con una modernità sottilissima: le giacche sono ricamate con fili d’argento iridescenti, le gonne si fermano al ginocchio e si muovono come sculture vive. La maestria è evidente non solo nella sartoria, ma anche nella costruzione dell’immaginario: ogni look racconta un frammento di identità, in equilibrio tra passato e avanguardia.

Back to the Future, un vero atto rivoluzionario!

La collezione Back to the Future di Daniel Roseberry per Schiaparelli è un atto rivoluzionario nella sua semplicità. Non urla, non compiace, non strizza l’occhio alle tendenze. Fa qualcosa di più complesso e coraggioso: afferma una visione. E lo fa con un’intelligenza creativa rara, con il coraggio di non compiacere. Questa non è solo una collezione couture. È una riflessione sulla memoria e sull’immaginazione, sulla tradizione e sulla trasformazione. È un invito a guardare al passato non come qualcosa da imitare, ma come una materia viva da modellare con lo sguardo rivolto in avanti.