Alla Milano Fashion Week Primavera/Estate 2026, Max Mara ha sorpreso ancora una volta il pubblico internazionale, trasportandolo in un universo estetico dove il rigore della sartoria incontra la leggerezza decorativa del Rococò. Non un semplice revival storico, ma un esercizio di stile che ha saputo reinterpretare un immaginario settecentesco con dettagli moderni e inaspettati, tra tagli romantici, silhouette rigorose e dettagli rock. Ian Griffiths, direttore creativo del marchio, ha firmato una collezione che gioca con i contrasti e celebra una femminilità colta, indipendente e mai convenzionale…
Una musa inattesa: Madame de Pompadour
La collezione prende ispirazione da una figura storica che ha incarnato appieno lo spirito del Rococò: Madame de Pompadour. Non aristocratica di nascita, ma donna di ingegno e cultura, capace di plasmare il gusto artistico della sua epoca e di trasformarsi in icona di eleganza e potere. Ian Griffiths, designer del brand, la sceglie come musa, non solo per il suo legame con l’arte e la moda settecentesca, ma per il suo essere simbolo di emancipazione e di controllo creativo sul proprio destino. Una scelta che mette in dialogo passato e presente, rafforzando il messaggio di Max Mara: i capi non sono semplici vestiti, ma strumenti per affermare la propria identità e forza.
La collezione tra sartoria e décor

In passerella il gioco dei contrasti prende forma in un dialogo continuo tra rigore e fantasia, linee essenziali e dettagli vezzosi e “frivoli”. Cappotti trench, impeccabili nella costruzione, si arricchiscono di fregi che sembrano essere usciti da un affresco rococò: foglie dorate, piumaggi stilizzati, dettagli che evocano creature marine immaginarie. Un esempio? Le gonne a matita, simbolo dell’eleganza by Max Mara, diventano tele per inserti decorativi, mentre la gonna a petali, costruita da centinaia di frammenti di tessuto piegati e sovrapposti, porta il pubblico in una dimensione onirica e quasi surreale. La collezione, dunque, è il risultato di un dialogo tra contrasti: il rigore dei completi maschili e la delicatezza delle organze stampate, la linearità dei blazer e la morbidezza dei tessuti che si muovono in passerella scandendo ogni passo.
Il “Rococò Modern” portato in scena da Max Mara alla MFW SS26
Il termine che sintetizza la collezione è “Rococò Modern“. In questa collezione il direttore creativo di Max Mara Ian Griffiths non si è limitato a replicare i codici estetici del Settecento, ma li ha tradotti nel lessico dello storico marchio di moda emiliano. Non più solo “decoro”, ma elemento strutturale, portante: un dettaglio che trasforma il capo senza tradirne l’essenzialità. Le giacche rigorose, i pantaloni a vita bassa, i trench impeccabili diventano il telaio su cui innestare ornamenti che catturano la luce (…e l’attenzione) e ridefiniscono il movimento. È un Rococò che rinuncia alla frivolezza per abbracciare un nuovo concetto di forza femminile, fatta di grazia sì ma anche di carattere!
La palette cromatica della collezione
I colori raccontano molto della collezione che abbiamo visto in passerella ieri. Il beige e il grigio, codici iconici del brand, rimangono i protagonisti, ma si arricchiscono di incursioni in nero, soprattutto nei top e nei dolcevita, che donano una base rock alla leggerezza rococò. Le stampe diventano protagoniste assolute: motivi floreali, creature marine, elementi di fauna e flora dipinti su organza eterea, quasi trasparente. È un richiamo ai cabinet des curiosités, i musei privati dell’aristocrazia settecentesca, dove il mondo naturale veniva trasformato in oggetto di meraviglia.
Gli accessori, dettagli che sanno come farsi notare
Gli accessori non restano in secondo piano. Stivaletti stringati con dettagli metallici, borse strutturate che riecheggiano l’architettura dei palazzi rococò, gioielli dalle linee asimmetriche che si muovono con il corpo. Ogni elemento contribuisce a rafforzare la narrazione: l’idea di una donna che unisce forza e leggerezza, rigore e ironia, passato e presente. Il pubblico della Milano Fashion Week ha accolto la collezione con entusiasmo, sottolineando la capacità di Max Mara di reinventarsi senza tradire la propria identità. In un panorama dove spesso la citazione storica rischia di scivolare nel travestimento, Griffiths ha saputo costruire un discorso coerente e moderno. Il Rococò non è nostalgia, ma occasione per riflettere sul ruolo della moda come linguaggio culturale, come strumento per raccontare nuove forme di femminilità e di potere. La Primavera/Estate 2026 di Max Mara segna un capitolo nuovo nella storia del brand: un dialogo inedito tra la sartoria essenziale e l’estetica rococò, tra rigore e decorazione, tra tradizione e sperimentazione. Una collezione che non si limita a vestire, ma che racconta storie, identità e desideri. Perché la moda, quando è alta, è sempre una dichiarazione d’intenti!