Mura medioevali e natura incontaminata: l’Italia è disseminata di gioielli nascosti tra la vegetazione che conservano le tracce di una storia antica. Questo piccolo borgo, a 800 metri sul livello del mare, è il centro abitato più alto del Parco dei Monti Lucretili, circondato dalla bellezza dell’area naturale e dalla sua fauna. Dall’ululare dei lupi d’inverno agli usignoli d’estate, c’è da restare affascinati percorrendo i vicini sentieri, ideali per trekking ed escursioni adatti a ogni livello di difficoltà.
Vicino Roma un piccolo borgo luogo del cuore FAI
Inserito tra i Borghi più belli d’Italia e 2° classificato nel Lazio per “I Luoghi del Cuore” 2019 del FAI, immerso nella storia e nell’arte grazie agli affreschi di Vincenzo Manenti, che nacque e visse nel borgo. Se il paesaggio incanta con la sua bellezza, il borgo affascina con le sue storie: si racconta, infatti, che la Chiesa di Santa Maria del Piano sia stata costruita per volere di Carlo Magno, dopo la vittoria contro i Saraceni dell’817.
Le origini del borgo
Le origini del borgo risalgono al periodo dell’occupazione da parte dei Siculi della Sabina. Dai primi decenni dell’anno Mille fu sotto dominio benedettino, con il centro religioso di Santa Maria del Piano. A partire dal 1075 si ha notizia del Castello di Canemorto, legato a una famiglia della nobiltà rurale sabina che mantenne il possesso dell’insediamento fortificato fino al subentro degli Orsini. Nel Medioevo il borgo stesso aveva il nome di Canemorto. Nell’800 Orvinio fece parte dello Stato Pontificio, passato con il Regno d’Italia dalla provincia di Roma a quella di Rieti, dal 1927.
Cosa vedere
Posto a settentrione dei Monti Lucretili, circondato oltre le mura da boschi, grotte e caverne, Orvinio offre diversi punti panoramici, come il belvedere di Piazza del Sole, raggiungibile dopo l’arco d’entrata del borgo, attraverso l’incantevole via Segni, per poi esplorare il centro storico, con i suoi vicoli e le scalinate. Occasione di approfondimento per i visitatori, le mattonelle artistiche che narrano la storia del borgo attraverso un Qr code. Salendo verso le Pratarelle, su un piccolo altopiano, da maggio a luglio si può assistere alla più alta concentrazione di fioritura di orchidee selvatiche spontanee di tutto il Parco. Ecco perché questa è la stagione giusta per visitarlo.
Da visitare la Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, situata nel punto più alto del borgo, il Santuario di Vallebona, il Castello Malvezzi Campeggi. Il castello è il simbolo di Orvinio: con le sue alte mura, ristrutturato nel XX secolo, restano elementi originali come il maschio cilindrico e le mura di cinta merlate, che mantengono l’imponente aspetto originario e circondano il centro storico.
Tra le vie dell’antico agglomerato rurale medioevale, si possono visitare tre chiese alcune delle quali ospitano gli affreschi del pittore seicentesco: Santa Maria dei Raccomandati, la Chiesa del Santo Patrono, San Nicola di Bari e, fuori dal borgo, la chiesa sconsacrata di San Giacomo, un piccolo gioiello architettonico.
I piaceri della tavola
Molti i piatti tipici di Orvinio: tra questi, l’aglione, un sugo a base di una particolare specie di aglio, il Polentone, polenta tagliata a filo su un ripiano di marmo e condita rigorosamente con sugo bianco di carne, accompagnata da verdure di campo. Il “Pizzillu” è il nome dialettale della pizza cotta al fuoco, tipica di Orvinio, cui è dedicata una sagra a dicembre. E la pasta fresca fatta con un ferro da calza attorno al quale si avvolge l’impasto, i cecamariti: si chiamano così perché sembrano complessi da preparare, mentre in realtà sono molto semplici e veloci, e per questo “ingannano i mariti”.