Negli ultimi anni l’illuminazione domestica ha seguito una traiettoria sempre più tecnica, orientata alla prestazione e alla quantità. Soffitti ribassati, faretti incassati e luce uniforme hanno dominato interni residenziali e progetti contract, imponendo una visione razionale dello spazio. Oggi però questa impostazione mostra i suoi limiti. Ambienti correttamente illuminati ma privi di atmosfera, superfici piatte, assenza di gerarchie visive. Nel dibattito contemporaneo sul lighting design, cresce la consapevolezza che la luce non possa più essere trattata come un semplice strumento funzionale, ma come un elemento narrativo capace di influenzare il modo in cui viviamo la casa.
Il 2026 segna una presa di distanza netta dall’idea di luce “invisibile”. I progettisti riducono la presenza dei faretti per restituire centralità a corpi illuminanti riconoscibili, pensati per costruire scenari più intimi e sofisticati. La luce torna a essere selettiva, mirata, emotiva. Si lavora per strati, valorizzando zone e funzioni diverse attraverso intensità e temperature calibrate. In questo nuovo approccio, l’illuminazione d’interni diventa uno strumento espressivo che contribuisce a definire l’identità dello spazio, esattamente come materiali, arredi e cromie.
È in questo contesto che la lampada a sospensione oversize si impone come protagonista assoluta. Non più complemento discreto, ma elemento architettonico a tutti gli effetti, capace di orientare la lettura dell’ambiente. Volumi importanti, proporzioni audaci e materiali sensoriali trasformano il punto luce in un segno visivo forte, in grado di sostituire sistemi complessi di illuminazione diffusa. La tecnologia LED resta presente, ma viene nascosta, filtrata, addomesticata, per lasciare spazio a una luce più calda e intenzionale, pensata per essere vissuta e non solo misurata.
I lampadari più interessanti del 2025 che anticipano il linguaggio del 2026
Le collezioni più apprezzate dell’ultimo anno raccontano con chiarezza questa evoluzione. I designer abbandonano l’idea di mimetismo per esplorare forme riconoscibili, spesso scultoree, capaci di dialogare con lo spazio e di definirne il carattere. Il lampadario torna a essere un punto focale sopra il tavolo da pranzo, nel soggiorno o in ambienti meno convenzionali, assumendo un ruolo quasi scenografico. La luce decorativa diventa così una scelta progettuale consapevole, in grado di ridurre la necessità di altre fonti luminose e di restituire agli interni una dimensione più calda e personale.
Zara Home by Vincent Van Duysen, Lampada 02: volume, luce e intimità

La Lampada 02 disegnata da Vincent Van Duysen per Zara Home dimostra come il linguaggio minimal possa diventare caldo e accogliente. Il volume importante, realizzato in carta, filtra la luce creando un effetto morbido e diffuso, lontano da qualsiasi rigidità tecnica. La struttura interna sostiene la forma senza renderla protagonista, lasciando che sia la materia a dialogare con la luce. Questa sospensione interpreta il trend delle lampade oversize in modo misurato, ideale per chi cerca un’atmosfera rilassata e sofisticata, dove la luce contribuisce a definire lo spazio senza sovrastarlo.
Ikea Stockholm 2025: equilibrio nordico e luce domestica

La sospensione STOCKHOLM 2025 firmata da Nike Karlsson si inserisce in una tradizione di design nordico che mette al centro la relazione tra funzione ed emozione. I cilindri in vetro creano una composizione ritmica che diffonde la luce in modo elegante, mentre i dettagli in metallo ottonato aggiungono calore e profondità. La possibilità di regolare l’altezza consente di adattare la lampada a contesti diversi, rendendola un elemento flessibile ma sempre riconoscibile. In un panorama dominato da scelte sempre più personali, STOCKHOLM 2025 conferma come il progetto luce del futuro passi attraverso oggetti capaci di durare nel tempo, sia esteticamente che emotivamente.
Foscarini, Allumette: il lampadario come struttura in movimento

Con Allumette, Foscarini propone una sospensione che sfugge a ogni definizione rigida. Il progetto di Francesca Lanzavecchia si basa su un equilibrio costante tra ordine e irregolarità, presenza e leggerezza. I bracci si estendono nello spazio creando una composizione mai statica, che cambia percezione a seconda dell’angolo di osservazione. La luce non è concentrata in un unico punto, ma si distribuisce in modo fluido, accompagnando l’ambiente senza invaderlo. Allumette interpreta il concetto di illuminazione contemporanea come dialogo continuo tra oggetto e spazio, rendendo il lampadario un elemento vivo, capace di adattarsi e trasformarsi.
Barovier & Toso – Agave Chandelier: materia e luce come esperienza sensoriale

Agave Chandelier rappresenta una visione della luce profondamente legata alla materia. Il progetto di García Cumini per Barovier & Toso parte da un riferimento naturale, ma lo trasforma in un oggetto di grande raffinatezza contemporanea. Le superfici in vetro veneziano, caratterizzate dalla texture rugiada, non riflettono la luce in modo uniforme, ma la frammentano, creando vibrazioni e profondità visive. Il risultato è una sospensione che non illumina soltanto, ma costruisce un’atmosfera avvolgente e dinamica. In Agave convivono tradizione artigianale e ricerca progettuale, dando vita a un oggetto che parla di tempo, gesti e sensibilità, perfettamente allineato con il bisogno di autenticità che attraversa il design attuale.

