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Il borgo toscano che è una galleria d’arte a cielo aperto

Il borgo toscano che è una galleria d’arte a cielo aperto
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Uno dei più bei borghi del Casentino, in Toscana, è divenuto “Città della Fotografia”: una galleria a cielo aperto per tutto il centro storico, esempio unico in Italia e in Europa


Nel cuore delle Foreste Casentinesi, Bibbiena si distingue non solo per la sua storia e bellezza medievale, ma anche per essere diventata la prima “Città della Fotografia” in Italia e in Europa. Amate la fotografia e insieme i borghi storici? Non perdetevi quest’esperienza unica: non una mostra racchiusa in un unico luogo, ma un percorso artistico a cielo aperto che rende davvero l’arte accessibile a tutti, e dove storia, cultura visiva e vita quotidiana si intersecano. E l’estate l’offerta culturale si moltiplica, con la prosecuzione, fino al 21 settembre, del Festival della Fotografia Italiana.

A Bibbiena, la prima Città della fotografia

Il legame con l’ottava arte non nasce a caso: Bibbiena non è solo un borgo medievale ma un centro culturale dinamico, sede del Museo Archeologico del Casentino e del CIFA – Centro Italiano della Fotografia d’Autore, da sempre luogo d’incontro per appassionati di arte e fotografia. Grazie alla collaborazione nata nove anni fa tra Comune e FIAF, Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, nel 2016 è nata la Galleria Permanente a Cielo Aperto, unica nel suo genere, che oggi raccoglie 50 opere iconiche di grandi autori della fotografia italiana, incastonate e integrate nelle facciate degli edifici storici del borgo.

Camminando tra i suggestivi vicoli del borgo toscano, vivrete immersi in uno storytelling visivo che attraversa decenni di storia italiana. Le fotografie esposte – nel più grande percorso espositivo a cielo aperto di foto di grandi dimensioni – non sono solo opere d’arte, ma vere e proprie testimonianze di epoche, eventi e sensibilità, capaci di dialogare con il presente e di stimolare riflessioni profonde sull’identità, la memoria e il cambiamento sociale.

Il museo diffuso integrato nell’arte e nella storia

La Galleria a Cielo Aperto di Bibbiena non è solo un’esposizione fotografica, ma un vero e proprio racconto per immagini dell’Italia del Novecento, intimo e collettivo al tempo stesso. Accanto a ogni installazione, come in ogni museo e mostra, potrete leggere la descrizione del lavoro e i dettagli dell’autore, mentre un’audioguida vi accompagnerà nel percorso. Un motivo davvero unico per programmare una visita qui. Tra le opere più significative, le fotografie di Lisetta Carmi, Uliano Lucas, Maurizio Galimberti, Ferdinando Scianna, Franco Fontana, Guido Harari, Letizia Battaglia e Gabriele Basilico, e quest’anno assume un rilievo particolare l’opera di Gianni Berengo Gardin, e del suo “Regno Unito”, noto reporter e fotografo tra i più grandi d’Italia, da poche settimane scomparso.

Le opere: fotografie come frammenti di memoria storica

Tra le immagini più suggestive quella di Federico Patellani, che ritrae Ingrid Bergman in Sicilia durante le riprese del film Stromboli di Roberto Rossellini, un perfetto equilibrio tra cronaca e arte. Subito dopo, l’opera “Il tuffatore” di Nino Migliori, scattata a Rimini nel 1951, dove il corpo in volo del giovane tuffatore, parallelo all’orizzonte, diventa metafora di un’Italia che tenta di ricostruirsi e di ritrovare slancio dopo la guerra. Tutti scatti che pur appartenendo a contesti e autori diversi, condividono la capacità di restituire emozioni autentiche e di raccontare storie e identità culturali in evoluzione, dove l’immagine è sia narrazione che simbolismo e memoria collettiva.

Mario De Biasi, con “Gli italiani si voltano” (1954), coglie un momento emblematico del costume nazionale: una giovane Moira Orfei cammina per Milano attirando gli sguardi ammirati di un gruppo di uomini. La scena, tanto semplice quanto eloquente, fotografa lo spirito di un’epoca in cui femminilità, curiosità e spettacolarità si mescolano nel quotidiano. Passando agli anni Ottanta, lo sguardo si posa su uno dei lavori più noti di Letizia Battaglia: “La bambina con il pallone”. Scattata nel quartiere popolare della Cala di Palermo nel 1980, che racconta il degrado e la speranza di un contesto ricco di contraddizioni ma anche di risorse. Bonosciuta anche per la sua documentazione sulla mafia, la fotografa riesce qui a raccontare con delicatezza il potenziale umano nascosto tra le pieghe di una realtà difficile.

Cosa vedere a Bibbiena e dintorni

Nella visita al borgo, l’esperienza del percorso espositivo diventa una traccia parallela e sovrapposta, che non oscura anzi arricchisce il respiro del luogo e della sua storia e rende ancora più suggestiva l’esperienza di visita. Tracce urbanistiche uniscono medioevo, rinascimento e Barocco, dove all’impostazione antica, tra vicoli stretti e case arroccate, dominano palazzi signorili.

Piazza Tarlati, il suo fulcro urbano, è la piazza da cui si gode una splendida vista sulla valle. Qui si trovano il loggiato di Palazzo Bruni e la torre campanaria, unica eredità del castello vescovile. Il patrimonio artistico prosegue nella vicina chiesa dei Santi Ippolito e Donato, con il polittico di Bicci di Lorenzo, e nell’Oratorio di San Francesco, raffinato edificio barocco progettato da Niccolò Matas, autore anche del vicino Teatro Dovizi. Ogni angolo del centro storico racconta secoli di storia, arte e cultura, resi ancora più vivi dal legame con la famiglia Galli Bibiena, celebre dinastia di scenografi e architetti.

I dintorni: un itinerario tra spiritualità, arte e natura

Oltre al fascino del suo centro, Bibbiena offre nei dintorni un ricco patrimonio religioso e naturalistico. Il Santuario di Santa Maria del Sasso, a circa un chilometro dal borgo, rappresenta una delle sue attrazioni principali: un complesso rinascimentale di grande valore, dichiarato monumento nazionale nel 1899. L’interno custodisce importanti opere d’arte e un raro chiostro cinquecentesco, unico in Casentino.

In più, Bibbiena è il punto di partenza ideale per visitare il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, immerso in un contesto naturale suggestivo. Anche le sue frazioni, come Gressa, con il suo antico castello, e Serravalle, nel cuore del parco, contribuiscono al fascino complessivo del territorio. Arte, spiritualità e natura si uniscono in un’esperienza autentica, che permette di riscoprire la bellezza e la profondità della Toscana più vera e meno conosciuta.