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Armani chiude la Milano Fashion Week SS26: l’ultima collezione disegnata da Re Giorgio

Armani chiude la Milano Fashion Week SS26: l’ultima collezione disegnata da Re Giorgio
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Milano Fashion Week cala il sipario con l’ultima magia di Re Giorgio: 127 look, emozione pura e un addio che è già storia


Non una semplice chiusa, ma un addio che resterà impresso nella memoria collettiva del fashion system oltreché di Milano. La Milano Fashion Week Primavera-Estate 2026 si è conclusa con un evento epocale: l’ultima sfilata interamente disegnata da Giorgio Armani, celebrata nel meraviglioso cortile della Pinacoteca di Brera tra luminose lanterne bianche, la dolce musica di Einaudi e un’atmosfera sospesa tra commozione e incanto. Un défilé che non ha solo salutato la settimana della moda, ma ha sancito un momento storico: i cinquant’anni della maison che hanno coinciso con l’ultimo capitolo creativo del suo fondatore.

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La Pinacoteca di Brera fa da sfondo all’ultima collezione disegnata da Re Giorgio

Non è affatto un caso che Armani abbia scelto proprio Brera per questa chiusura: la Pinacoteca è il cuore artistico di Milano, la città che lo ha adottato, ispirato e consacrato come stilista. Nel museo si è aperta, proprio in occasione di questo anniversario, la mostra dedicata alla maison e al suo fondatore, una retrospettiva che ripercorre mezzo secolo di stile e innovazione. Portare la sfilata all’interno del cortile significa dunque creare un dialogo ideale tra arte e moda, due linguaggi che Re Giorgio ha sempre intrecciato e mescolato nel proprio lavoro. Le centinaia di lanterne bianche, a tempestare il cortile del museo come luminose stelle artificiali, hanno contribuito a creare un’atmosfera sobria ma piena di poesia. Non c’era bisogno di altro: bastava la forza dell’atmosfera, la cornice storica e il peso simbolico del momento.

Anche l’invito alla show non è stato lasciato al caso: gli ospiti hanno ricevuto una t-shirt bianca e nera con il celebre scatto di Giorgio Armani realizzato da Bob Krieger nei primi anni Ottanta. Uno sguardo severo, fiero, quasi impenetrabile, che negli anni è diventato il simbolo stesso della sua personalità e del suo approccio al lavoro. Non un vezzo, ma una dichiarazione: entrare in passerella significava partecipare a un tributo personale, indossare letteralmente l’immagine del Re.

Il parterre dello show, una platea emozionata

Sotto i chiostri della pinacoteca, le sedute erano riservate ai selezionatissimi ospiti, gli amici di sempre dello stilista e la stampa italiana e internazionale. Cate Blanchett, da anni ambasciatrice dello stile Armani e volto prediletto sul red carpet, non poteva assolutamente mancare in prima fila. Accanto a lei, Glenn Close, Richard Gere – indimenticabile protagonista di “American Gigolò”, film che consacrò l’estetica armaniana – e poi ancora Roberto Bolle, Valeria Golino, Bianca Balti. Ma l’applauso più sentito all’arrivo è stato per Antonia Dell’Atte, la musa degli anni Ottanta, incarnazione della donna androgina, elegante e decisa che ha rivoluzionato i canoni estetici del tempo. Seduti in silenzio composto, con sguardi commossi, gli ospiti erano consapevoli di vivere un momento che non si ripeterà.

Un défilé enciclopedico: 127 look per raccontare un universo

L’atmosfera si è fatta ancora più eterea e sospesa quando il pianoforte di Ludovico Einaudi ha rotto il silenzio. Le sue note delicate hanno accompagnato l’ingresso delle prime coppie di modelli. Uomini e donne hanno sfilato insieme, come a sottolineare quella visione complementare e mai contrapposta che Armani ha sempre portato avanti.

La sfilata Pantelleria in un crescendo cromatico ed emotivo

Armani chiude la Milano Fashion Week SS26: l’ultima collezione disegnata da Re Giorgio

Si è partiti dal segno distintivo della Maison: il greige, la scala di grigi che lui stesso ha reso celebre. Giacche avvitate, pantaloni morbidi, lino lavorato con tagli ikat, tessuti che catturano la luce senza bisogno di strafare. È il codice Armani allo stato puro: eleganza discreta, sofisticata, che non ha bisogno di urlare per imporsi. Dal grigio si è passati poi, in un crescendo cromatico, alla scala di verdi, dalle nuance salvia a quelle militari: un richiamo alla natura e alla forza, ma sempre filtrato da quella misura che lo ha reso inconfondibile. Blazer in lurex grafite, pantaloni di seta leggeri che scivolano fluidi: il maschile e il femminile si specchiano uno nell’altro, senza barriere. La palette si è intensificata, poi, sfiorando i toni del lilla e dell’indaco fino a culminare nel blu notte, colore di confine tra il giorno e la sera, tra realtà e sogno. Sono i colori di Pantelleria, l’isola dell’anima di Armani, il suo rifugio e la sua maggiore fonte di ispirazione. Terra e mare, silenzio e vento: tutto questo è racchiuso nei tessuti che fluttuano in passerella. Nel finale, invece, quando il pubblico si aspettava il nero, è arrivata la sorpresa. Una sequenza di completi monocromo in seta cobalto e viola, vivi e inattesi, ha rotto l’armonia misurata e l’ha trasformata in esplosione cromatica. È l’ennesima lezione: anche nella sobrietà, Armani sapeva sorprendere!

Il gran finale: gli abiti da sera

La chiusura è stata affidata a ciò che ha reso immortale il nome Armani: gli abiti da sera. Cristalli su fondo scuro, velluti profondi, silhouette che accarezzano il corpo senza costringerlo. Un’eleganza senza tempo, che non cerca mai l’eccesso ma cattura lo sguardo con la forza del dettaglio.

L’ultima uscita: un’icona in chiaroscuro

La sfilata si conclude con un’immagine che resterà nella memoria. Agnese Zogla, storica protagonista dei suoi show, sfila da sola in un abito blu notte scintillante. Sul tessuto si staglia il ritratto del Re: un chiaroscuro potente, che è insieme simbolo e testamento. L’applauso esplode e si prolunga per minuti. Poi, sul catwalk entrano Leo Dell’Orco e Silvana Armani, mano nella mano. È la famiglia, è la continuità, è il segno che la maison continuerà, ma che un’epoca – quella scritta personalmente da Giorgio – si è conclusa.