Cinquant’anni sono un traguardo che pochi brand possono raccontare senza inciampare nella nostalgia. Zara, il colosso spagnolo che ha ridefinito il concetto di fast fashion, sceglie invece di alzare l’asticella e raccontare la propria evoluzione con una visione che guarda al futuro, pur celebrando un’estetica collaudata e riconoscibile. Per farlo, si affida a una leggenda vivente della fotografia: Steven Meisel. Il risultato? Un progetto che è molto più di una campagna, molto più di una collezione. È un manifesto. È una dichiarazione d’intenti. È – senza mezzi termini – un nuovo vocabolario per parlare di moda popolare, di eleganza democratica, di sogni al dettaglio.
Zara, 50 anni di moda tra top model e una capsule black & white
Per il suo mezzo secolo di vita, Zara sceglie la strada meno ovvia: niente bilanci, niente autocelebrazioni patinate. Il colosso galattico del fast fashion affida la propria immagine a uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea, in un progetto che è molto più di una campagna. È un viaggio nell’identità della moda globale, un esperimento visivo e narrativo che fonde arte e industria, visione e strategia, sogno e produzione.
La regia è firmata da Meisel, il genio dell’immagine che ha scolpito decenni di estetica con il suo sguardo chirurgico e insieme poetico. L’intuizione è di Marta Ortega Pérez – presidente non esecutivo del gruppo Inditex – che trasforma l’anniversario del brand in un’operazione culturale ad alta intensità fashion. Niente nostalgia, ma consapevolezza. Niente effetto revival, solo fedeltà a una cifra stilistica che ha ridefinito il concetto stesso di eleganza accessibile.
Sulle note ipnotiche e sensuali di I Feel Love di Donna Summer – scelta che è già dichiarazione d’intenti – le modelle non semplicemente posano: incarnano, evocano, occupano la scena come presenze totali. Il ritmo è magnetico, il bianco e nero domina, la luce scolpisce. Steven Meisel non fotografa, mette in scena. Costruisce un lessico visivo dove la connessione tra soggetto e autore diventa struttura portante. Ogni scatto è teatro, ogni posa è racconto.
Il cast? Letteralmente stellare. Una selezione che attraversa epoche, geografie, visioni. Dalla suprema Naomi Campbell alla sofisticata Christy Turlington, dalla leggenda Twiggy alla magnetica Vittoria Ceretti, passando per Carla Bruni, la regina dell’eleganza nineties, e Paloma Elsesser, simbolo contemporaneo di inclusività e forza. Non si tratta solo di nomi. Si tratta di simboli, di corpi narranti, di volti che hanno saputo trasformarsi in linguaggi visivi universali.
La collezione Black & White da non perdere
Ma la campagna è solo la punta dell’iceberg. Dietro, pulsa una collezione capsule di 128 pezzi rigorosamente in black & white. Una palette che non è assenza di colore, ma dichiarazione di forma. Ispirata allo smoking, reinterpretata con rigore e sensualità, la collezione fonde tailoring impeccabile e codici industriali. I capi sembrano usciti da un atelier parigino, ma costano quanto un pranzo in centro. Tailleur che parlano la lingua della couture, abiti satinati che scivolano come note jazz, pantaloni in pelle dal taglio chirurgico. La sintesi perfetta tra sogno e accessibilità. Un’eleganza che non grida, ma afferma. Che non rincorre il trend, ma lo osserva da una prospettiva più alta, più lucida, più strutturata. Zara, con questo progetto, dimostra che il fast fashion può evolvere, può raccontare una storia, può perfino suggerire un’etica estetica. E sì, può anche emozionare!
La t-shirt con i ritratti delle 50 modelle è già un cult!

E poi, c’è lei: la T-shirt iconica con i volti delle cinquanta modelle. Un feticcio pop che sfiora il concettuale. Un oggetto da collezione che richiama il mondo di Warhol, del memorabilia fashion, dell’arte seriale. Un capo che non è solo moda, è manifesto. Bramatissima, fotografatissima, già esaurita in pre-order in alcune regioni: la tee delle muse è il pezzo da non perdere. È il bottone che chiude l’operazione. L’elemento più semplice, eppure il più potente. Segnatevelo, fashionisti: questa non è una semplice celebrazione. È un punto e a capo. È Zara che, a cinquant’anni, non si limita a guardarsi allo specchio. Prende la macchina fotografica, chiama Meisel, e riscrive le regole. Perché la moda, anche quando è alla portata di tutti, può – e deve – essere bellezza e auto-celebrazione.