Lazio in Tavola: 5 Borghi e 5 pietanze da gustare. Una Guida per buone forchette…

Serena Basciani
  • Giornalista e Content Editor
  • Esperta in Personal Branding
28/09/2022

Sapete esiste un formaggio che deve il suo nome addirittura a Carlo Magno? E che esiste una festa interamente dedicata alle fragoline di bosco? Se non lo sapevate seguiteci in questa guida attraverso i prodotti tipici di alcuni borghi del Lazio che devono la loro fama e la loro fortuna alle loro pietanze... che di sicuro non sfuggiranno alle buone forchette "in ascolto"!

Lazio in Tavola: 5 Borghi e 5 pietanze da gustare. Una Guida per buone forchette…

Il Lazio nasconde così tanti borghi spettacolari, dai più famosi ai più nascosti, che si potrebbe continuare a segnalarli all’infinito. Oggi abbiamo però scelto di guidarvi in un percorso in cui a indicarci la strada sarà la tavola! Una vera e propria guida per buone forchette, pensata abbinando un prodotto, una pietanza o un piatto tipico ad un borgo da visitare. Cominciamo dai sapori più semplici per poi portarvi anche in tradizioni di piatti composti!

Lariano: La tradizione del pane tra i più prelibati al mondo

Lariano borgo

A Lariano, meno di un’ora da Roma, vi troverete immersi nei boschi dell’Artemisio, e avrete a disposizione un borgo con una profonda tradizione medioevale che viene ricordata anche dai ruderi del castello a cui, probabilmente, si deve il nome del borgo. Gran parte del territorio di Lariano è compreso nel Parco Regionale dei Castelli Romani; i boschi che sorgono intorno al paese permettono di poter programmare meravigliose escursioni. Il borgo di Lariano è famoso soprattutto per il suo pane, dalla farina scura, tra i più buoni che possiate trovare al mondo. Il pane di Lariano è ottenuto dalla miscela di semola di grano tenero semi-integrale, con l’utilizzo di lievito naturale (biga), doppia lievitazione e cotto in forni a legna alimentati per lo più con legno di castagno. Oltre al pane prelibato per cui da tutta Italia vengono a Lariano, questo è anche il borgo in cui si tiene una delle più famose sagre dei funghi porcini. Il forno meglio recensito in cui acquistare il pane di Lariano, sul posto, si chiama “Il Maghetto”, recensito in modo eccellente anche per via delle sue ciambellette al vino.

Il Cacio Magno: Il formaggio della Sabina

farsa

Farfa, Fara in Sabina e Poggio Mirteto. Sono solo alcune delle destinazioni che potete raggiungere per godere di alcuni dei borghi più belli della Sabina, una parte di Lazio che non tutti conoscono ma che nasconde una cucina tradizionale ricchissima ed una ricchezza naturale mista a dei borghi in cui il tempo sembra essersi fermato. A Farfa potrete vedere l’Abbazia Benedettina o prenotare una battuta di trekking o una passeggiata a cavallo lungo le Gole del Farfa, un’area protetta di 35 ettari situata tra il comune di Castelenuovo di Farfa e quello di Mompeo, in provincia di Rieti, nel territorio della Bassa Sabina che fa parte della Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere Farfa. Spostandovi di poco, e andando verso il borgo di Poggio Mirteto, potrete acquistare uno dei formaggi dalla più lunga tradizione in Italia: Il Cacio Magno. Il Cacio Magno è un formaggio grasso, di breve stagionatura, a pasta molle. Viene prodotto con il latte di pecora. Si narra che il suo nome provenga addirittura da Carlo Magno che l’assaggiò e l’apprezzò presso l’Abbazia di Farfa. Il latte è coagulato con caglio di agnello e di capretto miscelati. Davvero un’eccellenza del territorio, lo potete consumare sul posto o acquistare presso Ecofattorie Sabine a Poggio Mirteto.

Bassiano: il prosciutto crudo con una tradizione che comincia nel 1964

borgo di bassiano

Erano gli anni del dopoguerra quando nonno Astro, raccontano i suoi nipoti, arrivò dall’Emilia Romagna all’Agro Pontino, a Bassiano, in provincia di Latina, alla ricerca di fortuna; qui trovò più di una fortuna, grazie alla sua intuizione: si accorse che a Bassiano c’era l’aria ideale per la stagionatura dei prosciutti. Nonno Astro era figlio di salumiere ed aveva cominciato anche lui a Modena la professione, ma fu qui, nel borgo medievale di Bassiano che conobbe la sua “stagione” d’oro inventando quella che è ancora oggi la ricetta tradizionale del prodigioso Prosciutto di Bassiano. La ricetta (costituita da una salsa spalmata sulla carne fresca composta da vino, aglio, sale marino, pepe e da una leggera affumicatura con legno di faggio) è molto semplice. A fare la differenza sono i 650 metri di altitudine di Bassiano. Appena sopra il borgo venne trovato il posto ideale per stagionare le cosce di prosciutto: uno spazio immerso in boschi di faggio dove l’aria fresca, asciutta, protetta dall’umidità del mare, catturando gli aromi dei boschi circostanti, impreziosisce e stagiona questi prosciutti conferendogli un sapore unico sopravvissuto al tempo. A raccontare questa storia è la famiglia Reggiani che ha mantenuto la tradizione di Nonno Astro e detiene ancora la sua ricetta, la sua tradizione e la sua intuizione. Ancora oggi si può passeggiare per Bassiano e godere dell’aria che ha reso celebre il suo prosciutto, ma anche di molte suggestioni religiose, come la Chiesa di Sant’Erasmo in pieno centro storico, arricchita da un’antica fonte battesimale di periodo romanico e da numerosi affreschi.

Amatrice: una tradizione… sopravvissuta

Il sisma del 2016 l’ha quasi rasa al suolo, ma Amatrice è sopravvissuta, anche grazie al piatto che l’ha resa celebre in tutta Italia e per cui, da tutta Italia, vengono qui ancora per mangiare la rinomata amatriciana. L’amatriciana, pasta con guanciale, salsa di pomodoro e pecorino, è “figlia” della gricia, ovvero la sua versione “in bianco”. L’aggiunta del pomodoro risalirebbe alla fine del diciassettesimo secolo. Nonostante il disastro del terremoto ancora oggi la visita ad Amatrice è impreziosita, oltre che dalla possibilità di degustare il suo piatto tipico, dalla visita ai suoi boschi formati di cerro, castagno e pioppo che vi lasciano poi entrare poi nelle caratteristiche faggete di montagna. Il bosco si spinge fino a circa 1800 metri di quota.

Nemi: tra Lago e fragoline

fragole di nemi

Nemi è un piccolo e delizioso borgo che si trova  a meno di un’ora da Roma e che nasconde tantissimi tesori. Dal giorno di San Valentino del 2015 Nemi è anche meta di moltissimi innamorati che vengono qui per scattarsi una foto in quella che è stata chiamata proprio la Terrazza degli Innamorati. Questa terrazza si trova all’inizio di uno dei percorsi che introducono al bosco di Nemi dove da sempre cresce uno dei frutti più amati da grandi e piccini: la fragola e la fragolina di bosco. Esiste anche una leggenda intorno a queste fragoline: secondo quanto si tramanda dalla notte dei tempi queste fragole nacquero dalle lacrime versate da Venere per la morte di Adone e avrebbero avuto il potere di allontanare i serpenti dal bosco. A Nemi le fragoline vengono raccolte tra Maggio e Ottobre e ogni anno, dal 1922, la prima domenica di Giugno qui si celebra la sagra delle Fragole e delle Fragoline di Bosco; per l’occasione le ragazze del borgo, in abiti tradizionali, inscenano la sfilate delle “fragolare” , momento clou della sagra.

fragoline nemi