Milano Fashion Week 2020: Gucci, un carillon di sfumature anni ’70 e punk
Milano Fashion Week 2020: la sfilata Gucci presentata da Alessandro Michele è un concentrato di stile, eleganza ed eccentricità. Un carillon di modelli in penombra che sembrano bambole, e tanti tantissimi e meravigliosi abiti
Alla Milano Fashion Week ha sfilato proprio ieri la collezione autunno/inverno 2021 di Gucci. Il direttore creativo Alessandro Michele dà il meglio di sé anche stavolta, presentando in passerella, anche se non si è trattato di una vera e propria passerella, una collezione che ci vorrebbero mesi a descrivere nel dettaglio.
Dove: su un carillon rotante sovrastato da un metronomo al neon
Allora andiamo con ordine, la location. La sfilata inizia, si svolge e finisce in un backstage che è allo stesso tempo un laboratorio e una vetrina rotante, o anche una specie di giostra. Qui i modelli e le modelle, una volta vestitisi con l’aiuto degli assistenti in camice bianco (anche loro ben visibili), vanno a disporsi uno di fianco all’altro, in bella mostra per il pubblico che li osserva dalla sala buia.
Quando: anni ’70, antica aristocrazia, infanzia e Wes Anderson
I colori sono tantissimi, più o meno accesi, più o meno saturati. I tessuti, le fantasie, i tagli, i volumi e le forme sono altrettanto variegati. L’ispirazione giunge da più fonti: si va dagli anni ’70 a un’estetica nobiliare ma sporcata di qualche elemento punk, come le cinture e le pettorine in cuoio nero a fibbie multiple. Si procede con tagli e modelli tipici degli abiti da bambini. È lo stesso Michele, in effetti, che in un’intervista ha raccontato di essere molto ancorato ai ricordi infantili di ciò che era solito indossare da piccolo. Poi ancora si prosegue con capi e modelli che starebbero benissimo in un film di Wes Anderson e che ci fanno tornare ai tempi dei Tenenbaum, o volare nel futuro sul set del suo film in uscita The French Dispatch.
Cosa: fiocchi, colletti, zampa d’elefante, coroncine, tulle, pizzi, seta e raso
Non lasciatevi ingannare dal sottotitolo, perché la collezione di Gucci è questo e molto di più. Si va dalle scamiciate verde acqua con colletto bianco e bottoni, ai vestiti in tulle con corsetto dall’aria ottocentesca con gonne a balze nere, bianco panna, rosa antico o rosa confetto. Dai completi in lana, in velluto a coste o pettinato con giacche lunghe fino a metà coscia e pantaloni a zampa in tinta o in contrasto, ai capi a fantasia quadrettata. Tantissimi i mini dress dal taglio Sixties, con maniche a palloncino, tasche a toppa, cinturine in vita e colli alti ridefiniti da colletti di colori in contrasto. Poi camicie, gilet, mantelline, capi in raso o in tessuti trasparenti. Concentrando lo sguardo sui dettagli noteremo fiocchi in velluto, cristalli, pizzi articolati, accessori all’antica come i guanti merlettati o elementi tipici dell’estetica hippie: bandane, stampe a microfiori Liberty, occhiali da sole con lenti fumé, scarpe da barca dalla finitura vintage e calze colorate sotto al ginocchio abbinate a calzature di appartenenza vittoriana.
Da Alessandro c’è solo da imparare
La sfilata di Gucci va guardata e riguardata, studiata in ogni minimo dettaglio e compresa. Alessandro Michele è ancora una volta esplosivo nel veicolare la sua filosofia creativa: giocare con le sovrapposizioni e le imperfezioni, mischiare e accumulare gli elementi, trasmettere un messaggio chiaro che è frutto di un pensiero critico e profonde convinzioni. Noi di Stylosophy abbiamo amato la sua ispirantissima collezione e sicuramente sarà così anche per voi.