Il senso dell’orientamento
da Manuela Mazzocchi, il

Avete presente quell’impercettibile riluttanza tipicamente maschile nel chiedere indicazioni quando ci si perde?
Conosco uomini che si sono presi un anno sabbatico e stano ancora vagando pur di non fermarsi ad un incrocio perché non trovavano una via.
Famiglie distrutte perché padri orgogliosi non hanno mai raggiunto le case di figli andati a vivere da soli.
“Papà te la spiego”
“Ma cosa vuoi spiegare, la conosco benissimo”
E in un attimo ti apre la porta un paffutello di tre anni mai visto prima che ti chiama nonno.
Per le donne è diverso.
La consapevolezza che il senso dell’orientamento in noi sia totalmente assente perché ci siamo messe in fila due volte quando Dio ha distribuito la speranza di trovare un eterosessuale normodotato, è radicata in noi sin da bambine.
Io a sei anni sono andata da sola dal panettiere sotto casa. 50 metri e 1 semaforo. Hanno liberato i cani due ore dopo per venirmi a cercare. Ero entrata nell’agenzia immobiliare dall’altra parte della strada forse cercando un monolocale bi-esposto, finiture di pregio, e mi ero persa.
Vivo a Milano da 8 anni. Senza navigatore rischio di finire ogni sera in un rifugio per senza tetto. Nel Lazio.
Credo sia perché ci piace fantasticare mentre guidiamo. Siamo li con il vento tra i capelli, parte quella canzone, quella ci fa fare il sospirone, quella che “Oh no non adesso” (ma anche si perchè il melodramma ci piace trooopooo!!) e ci immaginiamo davanti a LUI a dire quella cosa che in genere è sempre qualcosa di meraviglioso.. O di meravigliosamente sensato.
Poi scatta il semaforo verde, tutta la città in coda dietro di noi suona il clacson e per due carezze corriamo come dei Labrador.
Da quello sbagliato. E quella strada li non la sbagliamo mai.