Il problema dei parcheggi
da Manuela Mazzocchi, il

Non c’è più la mezza stagione.
Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.
Si stava meglio quando si stava peggio.
E poi, (segue lunghissimo e teatrale sospiro), c’è il problema dei parcheggi.
Che se siete maschi implica il non trovare parcheggi.
Se siete femmine, il problema è quando LI TROVATE.
Escludendo il gettonatissimo “a lisca di pesce”, quello attuabile giusto un paio di volte se abitate in un paese di 1200 anime nel Vermont dove i nostalgici girano ancora a cavallo, il resto delle opzioni parcheggiabili per le donne segue l’indicazione Valle di Lacrime.
Non abbiamo il senso della proporzione. Per noi triciclo e Quad hanno le stesse dimensioni. Uno è guidato da un potenziale tamarro, l’altro da un tamarro conclamato.
Il livello di tensione che riusciamo a raggiungere quando identifichiamo un buco in cui infilare la nostra auto è tale da far impallidire gente che gira con la valigetta con il bottone rosso e la responsabilità di conflitti nucleari mondiali (che poi sono nulla paragonati a una donna che viene interrotta da un clacson mentre si mette il rossetto).
Noi siamo per il vivi e lascia vivere, e esprimiamo la nostra naturalezza praticando il culto della sosta in seconda e terza fila davanti a scuole, supermercati e qualunque attività commerciale abbia scritto in vetrina la parola SALDI.
Non disturbiamo e non inquiniamo girando in vano per ore, noi la lasciamo li. Se non è un’ode alla libertà questa…
E mentre scendiamo calandoci con la corda, facendoci estrarre dai finestrini per ottimizzare i nostri improbabili parcheggi, un unico pensiero ci attanaglia: multe? NO
Rimozioni? NO.
La Fame nel mondo? NO
Questi Jeans mi fanno il sederone? SI