Riflessioni semi serie sui pantaciclisti di Chiara Ferragni
Eccoci, ci siamo. E’ arrivato il momento di chiarirlo una volta per tutte: non tutto quello che vediamo indosso ad un vip può essere copiato da noi comuni mortali. Ma non può neanche essere fonte di ispirazione. Del resto, che ispirazione possono dare un paio di pantaciclisti verde fluo indossati dalla osannata Chiara Ferragni?
Abbiamo accettato di buon grado il ritorno di un sacco di tendenze che credevamo ormai morte e sepolte nel fondo del cassetto dei ricordi (non sempre felici) della nostra adolescenza. Quando dico “nostra”, mi riferisco a tutti quelli che, come me, hanno attraversato e sono miracolosamente sopravvissuti agli anni ’90, gli anni del Cioè ogni settimana, dei ciucci di plastica appesi ovunque, dei choker che toglievano il fiato, dei body in stile Non è la Rai, della permanente che ci ha bruciato i capelli, dei jeans a zampa con cui abbiamo tirato su ogni nefandezza in giro per strada.
Ringraziando Dio o chi per lui per la libertà di sbagliare di cui abbiamo goduto e e di cui, se esistono testimonianze, sono solo foto (si, quelle stampate su carta) scattate durante le feste di compleanno in pizzeria e conservate nei cassetti delle scrivanie abbandonate nelle case dei nostri genitori. Ma non dimentichiamoci che è una fase della nostra vita SUPERATA (da alcuni anche a fatica).
Attenzione, questo articolo non vuole parlare ai millennials, a chi, come lo è stato per noi, ha il diritto di esprimere liberamente la propria fantasia anche attraverso l’abbigliamento (anche se pure qui si apre una parentesi grande quanto non una semplice casa, ma una villa con giardino su 3 piani: questi benedetti millennials ci mettono veramente qualcosa di loro o si limitano a copiare – o subire – le mode?) . Ma a chi come me ha superato i 30 e pur amando in modo viscerale abiti e accessori e vivendo (e lavorando) in un mondo digital quanto mai prima d’ora, deve scegliere cosa mettersi senza subire troppo il fascino delle tendenze imposte dalle celebs.
Chiara Ferragni è una donna in gamba, la sua carriera è indiscutibilmente una delle più folgoranti degli ultimi anni, il suo stile ha raggiunto picchi notevoli (l’ho adorata in Giambattista Valli rosa confetto con alle spalle la Tour Eiffel). Tuttavia non è una Madonna da adorare e seguire senza metterci un pizzico di senso critico.
I pantacilcisti indossati e postati ieri sono troppo, anche per i più fashion addicted.
Chiara Ferragni ci si è addirittura presentata in comune per le pubblicazioni del matrimonio con Fedez (il 1 settembre finalmente, nella bella Noto a quanto pare).
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Ma ci sembra davvero troppo. Non per la bella Chiara, per carità, il suo mestiere è vendersi, mostrarsi, far parlare di sè (che si parli però delle forme “rotonde” è sembrato troppo pure a noi eh, soprattutto se a farlo è una giornalista dalle pagine di uno storico quotidiano. Ahimè!).
Ma per noi comuni mortali lo è (troppo, too much, trop, demasiado, ist zu viel, insomma avete capito) Perchè non tutto è replicabile nella vita di tutti i giorni. Proprio no. Non voglio vedere colleghe aggirarsi per la Redazione indossando ciclisti o pantacilcisti. Nè verde fluo, nè neri. Nè in nessun altro colore al mondo.
Posso accettarlo fuori da un liceo, chiudere un occhio mordendomi la lingua. Ma non posso “subirlo” vedendolo indossato da una che ha superato i 30.
Perchè anche la moda pretende un minimo di consapevolezza. Di autocritica. O anche un semplice passaggio davanti allo specchio di casa prima di uscire.
Per cui vi prego, e prego anche i signori uomini eh, che le mutande bianche al mare alla Mariano Di Vaio solo se avete gli addominali scolpiti nel marmo come Cristiano Ronaldo (e no, non li avete): non subite la moda. Interpretatela, giocateci, metteteci testa oltre che soldi. La moda è un codice, esattamente come il linguaggio. Fatelo vostro, non limitatevi a ripetere come un pappagallo filastrocche di cui non capite il senso. Per cui se non capite il senso di un pantaciclista non compratelo, non indossatelo. Perchè se non lo capite, vuol dire che non fa per voi.