La storia di Borsalino, una grande azienda italiana, è durata ben 160 anni fino al giorno del suo fallimento. La fabbrica di Alessandria, dopo aver dato lavoro a tantissime persone e aver prodotto numerosi cappelli che hanno segnato il mondo della moda e del cinema, chiude le sue porte. Da una produzione imponente ad oggetto di cult, passando per Tangentopoli, crac finanziari e tantissime altre vicende giudiziarie tutt’altro che felici, Borsalino ha chiesto per due volte il concordato. La seconda richiesta è stata respinta il 18 dicembre 2017 e ha messo fine alla storia di una grande azienda italiana. Ripercorriamo su Stylosophy.it tutte le tappe dai successi fino al fallimento di Borsalino.
Curiosità su Borsalino

La storia del cappello Borsalino ha avuto inizio nel 1857. Ad avere l’intuizione è stato Giuseppe Borsalino, un artigiano di Pecetto, paese alle porte della città piemontese di Alessandria. Aveva una piccola bottega e il sogno di fare qualcosa di grande. Insieme al fratello Lazzaro decise di fondare Borsalino.
La fabbrica Borsalino inizialmente vantava quasi 3mila dipendenti. Inizialmente era guidata proprio dal cappellaio Giuseppe e in seguito è passata al figlio Teresio, che ha fornito alla città non solamente lavoro ma anche infrastrutture sanitarie, l’acquedotto, il tubercolosario, la casa di riposo e l’ospizio della Divina Provvidenza. Teresio aveva sposato Gea Della Garisenda, cantante di operette, nel 1933: alla cerimonia i membri della famiglia Borsalino non andarono perché non accettavano la sposa. Ad ogni modo, Alessandria all’epoca era una città molto ricca e prospera. Ma poco dopo il festeggiamento del primo centenario, alla morte di Teresio, le cose iniziarono a cambiare. In peggio.
L’uso del cappello attorno al 1960 non era più quello degli anni precedenti eppure nessuno in azienda ha rischiato il licenziamento. Qualche anno dopo, però, è arrivato il grande sciopero che ha paralizzato la fabbrica. Eppure i cappelli Borsalino erano un’icona.

Nel 1986 è stata abbattuta l’antica ciminiera Borsalino. È stato un evento che ha segnato ancora una volta la storia dell’azienda. A ricordarlo è stata la vedova di Teresio Usuelli, la signora Giovanna, la vera vestale del Museo del cappello. A tal proposito, la fabbricazione dei cappelli del brand è sempre stata prevalentemente femminile e le operaie dell’azienda venivano per questo motivo chiamate “le borsaline”: parlavano in dialetto ma vestivano in modo impeccabile.

L’azienda nel 1987 si è spostata da Alessandria a Spinetta Marengo e il presidente Vittorio Vaccarino, ultimo discendente della famiglia, ha ceduto la maggioranza del brand a un imprenditore milanese. Negli anni ’90 Borsalino è stata coinvolta nello scandalo Tangentopoli: i proprietari erano il cassiere del Psi milanese Silvano Larini e il presidente Eni Gabriele Cagliari. Le quote dei due furono sequestrate, messe all’asta e vendute.

La proprietà è cambiata varie volte e quando è passata nelle mani di Marco Marenco ha conosciuto un’altra pagina buia: un maxi crac di 3.5 miliardi di euro. Il buco lasciato dall’imprenditore è saltato fuori solamente nel 2015. In questa occasione, il fallimento Borsalino è stato ritardato dal concordato concesso dal tribunale.
I commissari straordinari Stefano Ambrosini e Paola Barisone hanno affittato il ramo d’azienda all’imprenditore svizzero Philippe Camperio, che ha concentrato nuovamente la produzione esclusivamente sui cappelli Borsalino, tralasciando tutti gli altri accessori introdotti negli anni, come ombrelli e profumi.
L’azienda nel 2017 ha chiesto un nuovo concordato, rifiutato il 18 dicembre. Borsalino è fallito ma Camperio ha fatto sapere “Continuiamo nell’impegno volto a trovare soluzioni che preservino questo iconico brand e gli interessi di tutti gli stakeholders: i livelli occupazionali, i fornitori, i clienti, la città e le istituzioni di Alessandria”.
Divi che hanno indossato i cappelli Borsalino

Il cappello Borsalino è stato un cult ed è stato indossato dai più grandi divi del cinema del passato e moderno. Le star in Borsalino sono state davvero tante ma quelle che hanno segnato il grande successo del brand sono state certamente Humphrey Bogart e Ingrid Bergman protagonisti del film “Casablanca”.

Impossibile dimenticare inoltre Alain Delon e Jean-Paul Belmondo nell’interpretazione della pellicola “Borsalino”, del 1970. È stato indossato anche da Marcello Mastroianni nel film “8 e mezzo” fino al più recente “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. Il Borsalino Fedora è stato molto amato da Federico Fellini e in seguito da Robert Redford. È stato indossato pure da Robert De Niro in “Gli Intoccabili”.

Anche le donne hanno amato lo stile dei cappelli Borsalino, tra cui Nicole Kidman e Madonna. Persino alcuni personaggi del mondo della politica hanno indossato i cappelli della mitica azienda italiana, come il presidente francese François Mitterand, e prima di lui Winston Churchill, Pancho Villa, Gabriele D’Annunzio, Ernest Hemingway. Anche Berlusconi è stato immortalato con il cappello Borsalino.
I cappelli Borsalino più iconici

Oltre alle proposte delle nuove collezioni, nei negozi Borsalino potete trovare le grandi icone del brand. Il più famoso è certamente il fedora, un cappello in feltro soffice con cupola a tronco di cono e pizzicottata e tesa larga 6 cm.

Altro pezzo iconico del marchio è il trilby, un cappello simile al modello Borsalino per antonomasia ma con bordo più corto e leggermente rialzato nella parte posteriore.

Tutti i cappelli Borsalino sono realizzati in feltro di pelo fine di coniglio. Ogni modello richiede 50 passaggi produttivi e in media 7 settimane di lavoro. È la rigorosa sequenza produttiva che determina l’alta qualità del prodotto finito. I cappelli del marchio possono essere acquistati anche presso il Borsalino outlet: Il primo è stato aperto nell’ottobre 2015, in un’ala dello stabilimento di Spinetta.
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